tecnica

Tecnica

Si comincia per diporto o per curiosità, poi la tecnica, la disciplina, l’estetica dell’arte del tiro con l’arco possono portare alla passione. Dopo alcuni movimenti preparatori molto precisi la freccia tocca lo zigomo (TSUMEAI) e si arriva a NOBIAI, gli ultimi secondi prima dello sgancio, in cui si concentra tutta l’essenza del tiro. Allo sgancio ( HANARE), la freccia scocca, inizialmente, per volontà dell’arciere grazie al lavoro armonico di mano destra e mano sinistra e ad una corretta tensione del corpo.
Dopo anni di allenamento assiduo l’arciere è in grado di sganciare con efficacia, naturalezza e colpisce il bersaglio (MATO). Ciò è possibile se la tecnica è vera e corretta e se lo spirito (KOKORO) dell’arciere è sincero. La caratteristica peculiare del tiro Heki è il lavoro della mano sinistra (TSUNOMI NO HATARAKI) che spinge e torce l’arco: una tecnica tramandata nei secoli, la cui efficacia è stata verificata anche tramite
moderni esperimenti nelle Università giapponesi. Tsunomi no hataraki significa “il lavoro di tsunomi” (con tsunomi si indica un punto alla radice del pollice della mano sinistra. In sintesi si tratta di applicare una forza di torsione in senso antiorario sullo spigolo posteriore destro dell’arco, che durante il momento della massima apertura (nobiai) deve essere incrementata al livello più alto possibile.
Quando si giunge al 99% della potenza di torsione lo sgancio viene comandato dalla mano sinistra che, proseguendo il suo lavoro, toglie l’arco dalla via della freccia che in questo modo non viene deviata urtando l’arco stesso, ma segue la direzione di mira.
Il kyudo non pone di fronte due contendenti, bensì un arciere di fronte ad un bersaglio, che attesta la corretta esecuzione. In un certo senso si può dire che il kyudoka con la pratica si pone di fronte a se stesso, ai propri limiti, alle proprie potenzialità.

Si tira a piedi nudi su di un pavimento in legno, in un dojo (luogo dove si pratica la Via), in ogni stagione. I bersagli sono situati in un terrapieno coperto, detto AZUCHI. All’inizio della giornata e, soprattutto per i principianti, si tira al MAKIWARA (paglione a distanza di due metri).
Questo consente di studiare bene la forma senza la distrazione e le difficoltà che può creare il bersaglio. In questo caso si usa una freccia in bamboo senza penne. Un allenamento ordinario prevede 100 frecce al MATO, ovvero un bersaglio del diametro di 36cm, di carta di colore bianco, con alcuni centri concentrici di colore nero, posto a distanza di 28 metri. Durante un allenamento completo, ma soprattutto in caso di particolari ricorrenze o in presenza di ospiti, vengono effettuate 2 o 4 frecce al bersaglio seguendo una sequenza formale di movimenti chiamata TAI HAI :
1 in piedi e 1 in ginocchio.
Saltuariamente viene effettuato il tiro a 60 metri (ENTEKI), ad un bersaglio del diametro di circa n. 1 metro. La tecnica è la medesima, ma vengono utilizzate frecce più leggere, con penne più basse; la mira viene leggermente alzata.

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